Arouj Barbarossa, una galea, Khzir Barbarossa

Arouj Barbarossa, una galea, Khzir Barbarossa


Giugno 1497
(Chawwâl 902)


Rodi

Con Arouj Barbarossa


Nella capitale dell'isola di Lesbos, Mitilene, un giannizzero albanese di nome Ya Qub, la cui sposa era la vedova di un prete greco, aveva insegnato ai suoi quattro figli Arouj, Elias, Isaac e Khzir, ad avere dimestichezza con il mare.
Ya Qub era vasaio, ma i figli, come molti isolani, pur avendo ereditato il mestiere, non rinunciavano occasionalmente a darsi a qualche atto di pirateria. Arouj, insieme al fratello Isaac si trovava a operare su una piccola galeotta nel canale di Rodi quando si era imbattuto in una grossa galera battente la bandiera con la croce rossa simbolo dei cavalieri di San Giovanni. La stazza delle due navi era imparagonabile così come la potenza di fuoco.
Sul piccolo vascello proveniente da Lesbos il comando era affidato al più grande dei fratelli, Arouj, che conosceva bene la sproporzione di forze in campo e così aveva tentato di sfruttare la maneggevolezza della sua piccola imbarcazione per scivolare di bolina lungo la costa boscosa dell'isola.
Ma la grossa galera, sospinta da molti più remi azionati da file e file di schiavi, ripetutamente frustrati, era piombata in pochi minuti sulla piccola imbarcazione sospinta solo dai pochi marinai (tutti uomini liberi) dell'equipaggio.
Arouj aveva gridato la resa, ma le sue parole erano state mozzate in aria dal tiro incrociato di cannoni, archibugi e archi. Una carneficina. La prima salva aveva spezzato la vita di Isaac e di molti altri turchi e la galeotta era stata sopraffatta in breve tempo, quasi senza colpo ferire.
Arouj, Khzir e i pochi superstiti erano stati gettati nelle sentine della galera gerosolomitana e tirati fuori soltanto per servire come schiavi ai remi.